Occulta - L’omnibus del soprannaturale by Montague Summers (a cura di)

Occulta - L’omnibus del soprannaturale by Montague Summers (a cura di)

autore:Montague Summers (a cura di)
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-04-30846-X
editore: Mondadori
pubblicato: 1988-05-14T16:00:00+00:00


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Da quel momento cominciai ad avere un certo interesse agli occhi della signora Oke, o meglio, mi resi conto di possedere uno strumento che mi assicurava la sua attenzione. Forse ho sbagliato a fare quello che feci e in seguito mi sono rimproverato più volte, ma come supporre che la mia curiosità potesse avere conseguenze così gravi? Facevo di tutto perché il ritratto riuscisse al meglio e consideravo il mio atteggiamento una semplice deformazione derivata da un eccessivo interesse psicologico; non a caso mi trovavo davanti una donna eccentrica, disposta a posare e che mi sembrava un po’ pazza. Come potevo immaginare che avevo per le mani una materia esplosiva? Certo non siamo responsabili se le persone con cui siamo costretti a trattare, e con cui ci comportiamo come con chiunque altro, sono diverse dalle creature normali.

Quindi, se il mio comportamento scatenò un dramma, non me la sento di assumermi tutta la colpa. Nella signora Oke avevo trovato un soggetto quasi unico per un pittore della mia specie, una personalità bizzarra e singolare. Non potevo renderle giustizia finché venivo tenuto a distanza, finché mi si impediva di studiare il carattere autentico della donna. Volevo che si scoprisse, e mi domando se esistesse un modo più innocente di ottenere il mio scopo che farla parlare delle fantasie, per la verità un po’ assurde, sulla coppia di antenati che aveva assassinato un poeta troppo galante ai tempi di Carlo I. Per il resto rispettavo nel modo più assoluto i pregiudizi del mio ospite e mi astenevo dal trattare l’argomento quando era presente William Oke.

Le mie intuizioni erano giuste. Somigliare all’Alice Oke del 1626 era il capriccio, la mania, la posa, comunque vogliate chiamarla, dell’Alice Oke del 1880; rilevare questa somiglianza era un modo sicuro per ingraziarsi la signora. Mi sembrò la mania più straordinaria in cui mi fossi mai imbattuto, e sì che di donne pigre e senza figli ne avevo conosciute parecchie; ma qui c’era qualcosa di più, una caratteristica esclusiva e in qualche modo ammirevole. Il tocco finale, secondo la mia immaginazione, consisteva nel fatto che quella creatura di enigmatica perfezione non aveva il minimo interesse per il presente, ma solo un’eccentrica passione per il passato. Era questo che spiegava lo sguardo assente e il sorriso impercettibile. Sembrava il ritornello di un’arcana canzone di zingari: che lei, già così diversa e lontana dalle donne del nostro tempo, dovesse identificarsi con una figura del passato e innamorarsene addirittura.

Dissi alla signora Oke che suo marito mi aveva raccontato i fatti salienti della tragedia in cui erano stati coinvolti Alice Oke, figlia di Virgil Pomfret, e il poeta Christopher Lovelock. Sul viso diafano apparvero quell’espressione di leggero disprezzo e quel desiderio di stupire il prossimo che avevo già notato altre volte.

«Immagino che mio marito si sia mostrato scandalizzato» ribatté la signora Oke. «Non le avrà dato il minimo particolare. Avrà aggiunto che dev’essere tutta una calunniosa menzogna, o che almeno così spera. Povero Willie! Ricordo che, quando eravamo bambini e venivo a passare



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